In un momento in cui igenizzanti e mascherine sono diventati fedeli compagni per poter accedere al mondo, il Centro Clinico Sempione propone un approfondimento sul Disturbo Ossessivo Compulsivo. Del resto in questo momento siamo più inclini a comprendere la sensazione di responsabilità nel poter essere per gli altri veicolo di qualcosa di invisibile e allo stesso tempo letale. Una descrizione del DOC raccontata dal disturbo stesso, in prima persona, per capire meglio di cosa si tratta. La nostra esperienza nella cura del DOC è ampia ma ci sorprende sempre quanto i nostri pazienti siano stupiti dei loro progressi, come se avessero la convinzione di essere afflitti da qualcosa di incurabile.

Ossessioni e compulsioni sono termini che spesso ritroviamo nel linguaggio comune per indicare un pensiero o un comportamento portato all’eccesso o ripetitivo.
Esclamazioni come “ma allora è proprio un’ossessione!?” oppure “quante volte lo devi controllare?” si associano spesso ad un clima di ilarità nel giudicare comportamenti eccessivi o persistenti che ciascuno di noi può a volte trovarsi ad attuare, specie in situazioni ansiogene o stressanti.
Per quanto ossessioni e compulsioni non siano termini sconosciuti ai più, cosa significa avere un Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), la sofferenza che ne deriva e che può coinvolgere chi sta vicino a chi ne è affetto è invece spesso poco nota, per questo vi proponiamo una riflessione sul DOC lasciando la parola a lui.

Chi sono
Posso essere molto giovane, persino bambino, il modo migliore per capirmi è ripensare a quando da piccoli, usando la “magia” si poteva cercare di controllare qualche paura comportandosi in modo “strano” o ripetendo alcune azioni; mi riferisco in particolare a quando da bambini si sceglieva una parola magica per scacciare la paura o si ripeteva un comportamento più volte per evitare che qualcosa di brutto potesse accadere ai propri cari. Da piccoli di solito pensieri e comportamenti simili a me sono una fase naturale e solo se entra in gioco l’ansia che li trasforma in ossessioni e compulsioni allora posso arrivare io. Posso accompagnare una persona senza che senta la necessità di chiedere aiuto inizialmente, fino a quando non occupo così tanto tempo da ostacolare la quotidianità e causare un disagio che non può più essere gestito.

Che sintomi ho
Mi chiamano Disturbo Ossessivo e Compulsivo perché mi caratterizzo per presentarmi attraverso ossessioni:
• pensieri ma anche impulsi o immagini intrusivi e indesiderati che causano disagio marcato;
• compulsioni che sono comportamenti ripetitivi (per es. lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (per es, pregare, contare, ripetere parole mentalmente) che devo mettere in atto in risposta all’ansia generata da un’ossessione.

Posso presentare ossessioni, compulsioni o entrambi nella maggior parte dei casi, è il circolo vizioso dell’ansia che alimenta i miei sintomi non dandomi pace, lasciandomi in un perenne stato di tensione fisica ed emotiva che mi rende difficile fare anche le attività più semplici.
L’ansia per me è difficile da tollerare, quando la provo ho paura che non abbia mai fine e cerco subito di sedarla con un comportamento o un’azione mentale che sono utili ma solo nel breve periodo e di solito nel tempo diventano più complessi per poter essere efficaci. A volte quando le compulsioni non hanno più l’effetto di abbassare l’ansia, posso cercare di evitare tutte quelle situazioni che mi rendono ansioso, comportamento che alimenta i pensieri ossessivi.
I miei sintomi sono i più eterogenei che ci siano, nessuno è uguale all’altro e a volte proprio la loro stranezza mi rende difficile comunicarli a qualcuno, mi sembrano così assurdi che faccio fatica a dirli e magari può essermi capitato di sentirmi dire che basta non pensarci o non fare certe cose per risolvere il mio problema, fosse facile!

I contenuti, così chiamo le varie forme che possono assumere ossessioni e compulsioni, possono variare tra gli individui, i più comuni sono quelli:
• di pulizia (ossessioni di contaminazione e compulsioni di pulizia);
• simmetria (ossessioni di simmetria e compulsioni di ripetizione, ordine e conteggio);
• pensieri proibiti o tabù (per es. ossessioni aggressive, sessuali e religiose e relative compulsioni);
• pensieri di danno (per es. timori di danno a sé stessi o agli altri e relative compulsioni di controllo);
• pensieri di accumulo (difficoltà nel gettare via oggetti e tendenza ad accumularli come conseguenza di tipiche ossessioni e compulsioni).

Questi contenuti possono modificarsi nel tempo e spesso mi presento con più dimensioni in un individuo. Chi vive con me o mi conosce spesso si accorge del mio malessere e per cercare di aiutarmi mi ascolta troppo diventando un mio alleato, assecondando o addirittura mettendo in atto le compulsioni al posto mio. Sottomettersi alla mia dittatura per la rigidità che mi contraddistingue può sembrare l’unica strada da seguire, ma è solo con un terapeuta che si occupi di me e che mi contrasti alleandosi con chi e vicino a me che posso essere domato e sconfitto. Solo con approccio così complesso può essere efficace la terapia del disturbo ossessivo compulsivo.

Il mio carattere
Posso essere una persona che si sente responsabile di tante e forse troppe cose, anche il rischio o la minaccia possono essere da me percepiti come molto più grandi rispetto alla media, posso essere perfezionista e di solito faccio proprio fatica a tollerare l’incertezza perché mi destabilizza facendomi prendere contatto con l’impossibilità di controllare tutto.
Nella maggior parte dei casi sono io a giudicare e a criticare me e i miei sintomi, ma posso anche manifestarmi con una consapevolezza inferiore e in questi casi vuol dire che devo lavorare di più con il mio terapeuta sulla critica di quello che mi caratterizza e quanto può farmi stare male. Spesso ho tanta vergogna delle mie ossessioni e compulsioni, ho paura di essere pazzo e questo ostacola la possibilità di chiedere aiuto. La convinzione che spesso ho è che solo perché penso una cosa allora si avvererà e temo di essere l’unico a cui capita di avere questi pensieri ossessivi o mettere in atto questi comportamenti compulsivi, pertanto sentire che l’altro non mi giudica è il primo passo per me per consentire di aprirmi e riuscire a chiedere aiuto.

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